IL CREST
DEL
COMITATO
AMICI DI
NAVE
ARDITO
Il crest
degli
Amici di
Nave
Ardito,
per i
Raduni
degli
Equipaggi
è stato
realizzato
dalla
collaborazione
di
Domenico
MEDURI,
e
Alfonso
ZAMPAGLIONE,
il primo
per
l'idea e
l'altro
per la
realizzazione
grafica.
Esso
riproduce
la prora
della
nave ed
il suo
equipaggio.
La prora
rappresentata
è il
giorno
del
varo,
mentre
gli
uomini
raffigurati
sono lo
schieramento
dell'ultima
ammaina
bandiera.
Questi
due
simboli
rappresentano
tutta la
vita
operativa
della
Nave e
dei suoi
Equipaggi.
Con
l’aiuto
di
Stampatrice
Artigiana
di
Talsano
in
Taranto,
il
nostro
crest
prende
corpo,
grazie
al caro
amico
Vito.
Il
crest,
vuole
rappresentare
il senso
di
attaccamento
e di
appartenenza
ad un
qualcosa
che ha
lasciato
in tutti
noi un
ricordo
indelebile.
Per
prenotarlo,
basta
inviare
una
e-mail
ad
alfonsozampa@gmil.com,
una
volta
raggiunto
il
numero
minimo
di
produzione
da parte
della
ditta,
si
procederà
alla
comunicazione
per
l'invio
del
crest
richiesto.
LA
STORIA
DEI
CREST
La
tradizione
dei
"crest"
nella
Marina
italiana
non è
molto
antica e
si può
datare
intorno
all'anno
1960.
Prima
della
seconda
guerra
mondiale,
durante
tale
guerra e
per
oltre un
decennio
dopo la
sua
cessazione,
non se
ne
conosceva
l'uso.
Le navi
e gli
enti, a
quell'epoca,
avevano
invece
una
propria
medaglia
che era
offerta
ai
visitatori
e alle
signore
invitate
alle
feste a
bordo;
in
questo
caso la
medaglia
era
ornata
con un
nastrino
azzurro
col nome
della
nave
mentre,
ornata
da un
fiore in
oro, era
donata
agli
ufficiali
al
termine
del
periodo
d'imbarco.
Viceversa,
nella
marina
britannica
e
statunitense
era già
in uso
da molti
anni.
Entrato
nell'uso
in
seguito
ai
contatti
con tali
marinerie,
i crest
attualmente
adornano
le
pareti
dei
quadrati
a bordo
delle
navi.
Tuttavia
la
remota
origine
del
crest
nella
Marina
italiana
si può
far
risalire
alla
Circolare
N. 419 -
datata
Torino,
2
febbraio
1865,
quando
la città
era
ancora
la
capitale
del
Regno -
che
riguardava
l'istituzione
dei
"tappi
di
volata".
Tale
circolare
stabiliva
che:
"Ogni
nave
abbia
per
dotazione
fissa un
numero
di
difense
di legno
per
cannoni,
eguale a
quello
delle
bocche
da fuoco
della
batteria
scoverta,
e che
queste
difense
siano
costruite
giusta
il
modello
... che
verrà
approvato
dal
Ministero".
Si
parlava
dunque
di tappi
di
legno,
ma non
di
ornamenti
da
apporvi
sopra.
Nel 1865
la
flotta
italiana
era
ancora
composta
prevalentemente
di navi
con
cannoni
in
batteria,
e solo
l’”Affondatore"
aveva
due
cannoni
da 254
mm in
due
torri,
una a
prora e
una a
poppa.
Fu solo
dopo
l'adozione
dei
cannoni
in torre
sulle
corazzate
"Italia"
è
Lepanto"
del
1880-82
che i
tappi di
volata,
da
semplici
coni di
legno,
si
trasformarono
in
oggetti
più
elaborati,
sulla
cui
superficie
esterna
si
metteva
un
medaglione
di
bronzo
con uno
stemma
più o
meno
attinente
al nome
della
nave. La
costruzione
delle
navi in
ferro
aveva
portato
come
conseguenza
che
anche le
bitte
fossero
in
ferro, e
che
fossero
normalmente
chiuse
superiormente
da un
tappo
circolare
di
ottone o
di
bronzo,
ornato
con lo
stemma
della
nave.
Oltre
che sui
tappi di
volata e
sui
coperchi
delle
bitte,
lo
stemma
della
nave era
riportato
sui
"medaglioni"
applicati
sui due
lati
della
prora
delle
imbarcazioni
appartenenti
alla
nave.
Probabilmente,
agli
inizi,
tali
stemmi
erano
applicati
secondo
le
semplici
direttive
del
comandante
della
nave; ma
in
epoche
successive
la loro
forma e
dimensione
fu
regolamentata
dalla
Direzione
Generale
delle
Costruzioni
Navali e
Meccaniche
del
Ministero
della
Marina,
con la
pubblicazione
"Norme
riguardanti
Emblemi,
Distintivi
e nomi
da
applicare
sulle
Regie
Navi",
che
disponeva:
Imbarcazioni,
Bitte,
Tappi Di
Volata
Dei
Cannoni,
di
corazzate
e
incrociatori
che
abbiano
un nome
che si
riferisca
a uno
stemma
araldico:
stemma
araldico
del nome
e di
tutte le
altre
unità:
fregio
marino
di
prima,
seconda
e terza
grandezza.
Da
notare
che lo
stemma
araldico
ed il
fregio
marino
delle
imbarcazioni
sarà
sistemato
sui
fianchi
della
prora.
Si noti
ancora,
che gli
stemmi
per le
imbarcazioni
erano
applicati
solo a
quelle
della
nave,
vale a
dire
lance a
remi,
piro
barche,
diesel-barche,
motobarche,
motoscafi
dei
comandanti,
ma non
sui
motoscafi
degli
ammiragli,
per i
quali
era
prescritto
un
fregio
costituito
da
un'insegna
ammiraglio,
cioè da
una
bandiera
azzurra
con il
numero
di
stelle
gialle
competente
per il
grado
rivestito.
Per
tutta la
durata
della
seconda
guerra
mondiale
e per il
decennio
successivo
queste
norme
furono
osservate;
ma
nessuno
pensò ai
crest
che,
come già
detto,
erano da
tempo in
uso
nelle
marine
britannica
e
statunitense.
Chi
introdusse,
come fu
introdotto
e come
si sia
diffuso
questo
genere
di
"ricordo
navale"
non è
facile a
determinarsi.
L'Autore
di
questa
nota
ricorda
che
negli
anni
1957-58,
quando
era
destinato
all'Arsenale
di
Taranto,
gli
furono
espresse
le prime
richieste
da parte
di
Comandanti
per
ottenere
la
costruzione
di crest
per le
loro
navi.
Come per
le
medaglie,
anche
per la
realizzazione
dei
crest
non
esistono
norme
ufficiali,
quindi
figure,
iscrizioni
e fregi
che li
ornano
sono
frutto
della
fantasia
dell'artista
che
viene
incaricato
di
disegnarle.
I più
antichi
esemplari
erano
semplici
fusioni
in
bronzo,
costituite
da un
medaglione
sul cui
contorno
correva
una
fascia
con la
scritta
del nome
della
nave, e
nel cui
centro
si
trovava
un
simbolo
più o
meno
attinente
al nome
della
nave o
alla sua
attività.
Vi sono
state
poi
fusioni
di
alluminio
colorato
e
infine,
in
epoche
molto
recenti,
delle
vere e
proprie
composizioni,
accompagnate
da
targhette
con il
numero
delle
stelle,
e talora
la firma
dell'ammiraglio
cui si
riferiscono
(Capo di
Stato
Maggiore,
Comandante
di
Dipartimento
ecc.)
Quelli
propri
delle
navi, a
quanto
risulta
allo
scrivente,
non sono
fregiati
di
queste
"appendici".
La
diffusione
dei
crest è
stata
generalizzata:
oltre
alle
navi, li
hanno
adottati
enti a
terra
come
Accademia
Navale,
Arsenali,
Comandi
di
Dipartimento,
Comandi
Marina,
Ente
Circoli,
Circoli
delle
varie
sedi,
Direzioni
di
Commissariato,
Centri
di
addestramento,
Capitanerie
di
Porto,
fino a
enti
civili
assortiti.
Mentre
esistono
collezioni
più o
meno
complete
delle
medaglie
delle
navi,
preziose
perché
prevalentemente
costituite
da
medaglie
d'oro,
non
risulta
che
esistano
raccolte
ufficiali
dei
crest
finora
costruiti,
i quali
rimangono
semplicemente
una
"tappezzeria"
per
decorare
pareti
di
abitazioni,
circoli
e
uffici.
Altra
definizione
e che il
crest
nel
linguaggio
militare
italiano
è una
riproduzione
realizzata
in
ottone,
bronzo o
comunque
metallo,
dello
stemma
araldico
di un
reparto
militare,
o di una
unità
militare.
Lo
stemma
viene
tipicamente
posto su
una
targa in
legno a
forma di
scudo e
l'oggetto
viene
utilizzato
come
ricordo
di un
ente o
di una
nave. Il
nome
crest
nella
terminologia
araldica
anglosassone
rappresenta
il
cimiero,
ma anche
in
quella
lingua
viene
talvolta
confuso
con lo
stemma
di cui
fa
parte,
che più
propriamente
viene
detto
coat of
arms. Da
questo
uso, è
poi
passato
nella
terminologia
militare
italiana
per
indicare
la
riproduzione.
I crest
vengono
solitamente
donati
come
ricordo
a
personalità
in
visita
al corpo
o a una
nave, a
personale
che
lascia
il
servizio,
al
termine
di un
corso
viene
donato
ai
frequentatori,
ma sono
anche
scambiati
in
occasione
di
visite a
reparti
o navi
militari,
incontri
ed
esercitazioni
fra
diversi
corpi. A
volte
decorano
intere
pareti
di
uffici o
comandi
militari
ed
esistono
anche
collezionisti
che
alimentano
un vero
e
proprio
mercato
di
questi
oggetti.
Le
riproduzioni
chiamate
in
italiano
crest,
da
sempre
molto
diffuse
nel
mondo
militare
anglosassone.
Nella
Marina
Militare
italiana
hanno
cominciato
ad
essere
utilizzati
a
partire
dagli
anni
sessanta
e sono
oggi in
uso
presso
tutti i
corpi
militari.
Un'altra
ancora è
che la
parola
inglese
"crest"
oltre a
significare
la
cresta
che
hanno
sulla
testa i
galli e
altri
uccelli,
secondo
il "Twentieth
Century
Dictionary"
significa
anche:
figura
decorativa
che
originariamente
sormontava
l’elmo,
posta su
una
corona
ecc.,
oppure
usata
separatamente
come
distintivo
personale
su una
piastra
ecc. "
Il
vocabolario
Webster
dice
"insegna
o
emblema
... come
ornamento
o segno
distintivo
per
targhe,
divise e
simili".
Da
quanto
sopra
riferito
si può
concludere
che la
parola
"crest"
indichi
un
emblema
che può
essere
posto su
una
targa
come
ricordo
personale,
o, più
in
generale,
come
ricordo
di un
ente o
di una
nave.
Con
questo
nome
preso a
prestito
dalla
lingua
inglese
sono
correntemente
indicate
delle
fusioni
di
bronzo,
o di
alluminio,
di forma
circolare
e di
vario
soggetto,
applicate
su un
sostegno
di legno
a forma
di scudo
che navi
ed enti
della
Marina
Militare
offrono
come
loro
ricordo
a
visitatori
e
autorità.
Se la
fusione
e in
bronzo,
la
figura,
e le
eventuali
iscrizioni,
non sono
colorate,
se
invece è
in
alluminio
sono
colorate
a
smalto,
assumendo
un
aspetto
più
vivace.
Esistono
anche
"crest"
più
elaborati
con
figure a
smalto,
targhette
in
ottone
con il
nome
della
persona
o
dell'ente
cui il
"crest"
si
riferisce,
e questi
non
risultano
da una
sola
fusione
come il
modello
classico,
ma da
una
"composizione"
di parti
varie
applicate
sulla
tavoletta
di
sostegno.
Oggi
praticamente
tutte le
navi e
gli enti
a terra
della
Marina
Militare
si sono
dotati
di
questi
oggetti-ricordo
che,
oltre ad
essere
donati
ai
visitatori,
vengono
offerti
ai
Circoli
Ufficiali
e
Sottufficiali,
ai
quadrati
ufficiali
delle
altre
navi,
che ne
adornano
intere
pareti.
Questo
per non
parlare
delle
collezioni
private
conservate
nelle
abitazioni
dei
collezionisti.